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La forza dei resilienti

Un'esperienza che si vive in ogni "vero" allenamento di parkour ma che si fatica a trasmettere a parole. Beh le parole questa volta ce le ha date la repubblica con questo articolo. E siamo orgogliosi di riconoscere il nostro lavoro in tutto ciò. Quello che molto spesso chiamiamo spirito o filosofia del parkour è esattamente questo, cioè tutte le motivazioni che ci spingono ad affrontare le sfide, le difficoltà, i pesanti potenziamenti muscolari e la voglia di dare sempre qualcosa di più. Noi ne siamo consapevoli, e anche chi ci sta attorno lo sa e lo percepisce, è dentro tutti quelli che vivono a pieno l'arte dello spostamento e del superare ostacoli.


Come riprendersi da un fallimento

“L’elasticità nei confronti delle situazioni drammatiche e traumatiche è un prodotto complesso che unisce fattori genetici, psicologici, biologici, sociali e morali”, risponde da New York Dennis S. Charney, professore di psichiatria e neuroscienze, decano della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Hospital e uno fra i massimi esperti dell’argomento. Insieme al collega Steven M. Southwick, professore di psichiatria alla Yale Medical School, Charney ha firmato il saggio “Resilience: the science of mastering the life’s greatest challenges” (Resistenza: la scienza di padroneggiare le grandi sfide della vita, ndr). “Ci siamo chiesti cosa fa sì che alcune persone sopravvivano e superino le difficoltà, conducendo una vita significativa per sè e per gli altri, mentre altre finiscono con l’essere vittime di un disturbo post traumatico da stress o dipendenti da alcool e droga”. Per quasi vent’anni, dunque, Charney e Southwick hanno intervistato vittime di abusi, povertà, crimine, ma anche prigionieri di guerra e sopravvissuti a disastri naturali. Se alcuni soggetti si sono rivelati più “resistenti” di altri, non manca la buona notizia: “Tutti possediamo la capacità di affrontare le difficoltà”.


Il segreto è dentro di noi

Non è vero, dunque, che la resistenza è un’esclusiva predisposizione genetica di pochi. Gli esperti, infatti, hanno distillato gli “ingredienti” di una straordinaria capacità di recupero. “In comune, le persone che hanno dimostrato elasticità nei confronti delle difficoltà hanno alcune caratteristiche. La prima è un ottimismo radicato nella realtà. Alcuni, infatti, vedono naturalmente il bicchiere mezzo pieno”, spiega Charney. Ma i geni, come si dice in inglese, non sono il destino. “Il tipo di ottimismo che serve non è quello alla Pollyanna, piuttosto è la convinzione radicata dentro di sé di potercela fare”. La seconda caratteristica riguarda l’esistenza di modelli: “Tendenzialmente, le persone che trionfano sulle difficoltà hanno qualcuno a cui ispirarsi”, ricorda Chaney. La terza variabile è rappresentata da una convinzione, un credo morale o religioso che, di fronte a qualsiasi difficoltà, permette di dare un senso alla propria esperienza, senza sentirsi vittime. Ma nel conto entrano anche la capacità di affrontare le proprie paure, la possibilità di contare sugli altri e la determinazione ad accettare il proprio destino per andare avanti. L’importanza del training

“I reduci che abbiamo intervistato ci hanno confessato di aver fatto appello alle esperienze precedenti della loro vita per affrontare le difficoltà. Gli scienziati comportamentali chiamano questa modalità di far fronte ai rischi “inoculazione da stress””, prosegue Charney. In pratica, esporre le persone a situazioni difficili è un modo per insegnare come gestirle. Anche l’educazione, dunque, gioca un ruolo importante: “Se cresci in un ambiente privo di stress, non sei preparato ad affrontare le difficoltà che, inevitabilmente, la vita presenta”. A questo proposito, il ruolo della famiglia e degli educatori è determinante: “Sono un grande sostenitore del fatto che, mentre circondiamo i nostri figli di amore, dobbiamo aiutarli a uscire dalla loro 'comfort zone', metterli davanti a delle sfide che possono gestire per costruire una 'cassetta psicologica degli attrezzi' che gli sarà utile per tutta la vita”, aggiunge l’esperto che ricorda la lezione più importante tratta dalla ricerca: “Possiamo affrontare quasi qualsiasi cosa e uscirne più forti, ma non bisogna mai arrendersi. Alla fine, ci stupiremo delle risorse che abbiamo dentro di noi”.  Ecco cinque idee per allenarsi a resistere alle avversità:


1. Datevi uno scopo

Identificate quello che volete raggiungere nella vita, tenendo conto di quali siano i vostri punti di forza. Questa consapevolezza sarà sempre utile, perché porta alla luce le risorse che potrete sfoderare quando le cose diventano difficili. “I vostri talenti, infatti, sono quelli a cui vi appellerete per farvi da guida”, avverte Charney. 2. Affrontate le vostre paure

“Le persone coraggiose non sono persone senza paura, ma che hanno scelto di superarla attraverso l’azione”, sottolinea l’esperto. Anche nella quotidianità, affrontare le proprie paure contribuisce ad aumentare l'autostima e dunque a essere più resistenti nei confronti delle difficoltà. 3. Costruite una rete sociale

Poche persone possono attraversare le difficoltà da sole, per questa ragione è determinante avere una rete di amici e di familiari su cui poter contare nei momenti difficili. “I soldati reduci dei campi giapponesi ci hanno detto che senza il sostegno degli altri prigionieri non sarebbero riusciti a sopravvivere”, fa sapere l’esperto. 4. Allenate il vostro corpo

L’esercizio fisico non è solo un modo per insegnare al proprio corpo a essere attivo, a non arrendersi, ma aiuta anche a rafforzare la propria volontà nel raggiungimento di un obiettivo, senza contare i relativi benefici sul fronte della produzione delle endorfine. 5. Adottate o sviluppate un sistema di valori

I valori che non possono essere sradicati forniscono protezione nei momenti di difficoltà. “Inoltre, possedere dei punti cardinali a cui fare riferimento nei momenti più duri è un aiuto per riconsiderare a posteriori quello che è successo, accettarlo e andare avanti”, conclude Charney.


Link all'articolo originale de La Repubblica qui.

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